COMUNICATO DELL’ UGL – FUNZIONE PUBBLICA:
Le Organizzazioni e le Associazioni universitarie hanno più volte denunciato la condizione drammatica in cui versa l’Università italiana, aggravata dal recente Decreto Legge sulla spending review. La Legge 240/2010 si è rivelata in buona parte inapplicabile e funzionale ad una gestione rigidamente burocratica, centralizzata e verticista degli atenei. Una gestione che si è affiancata alla progressiva riduzione di finanziamenti, di organici, di strutture e percorsi formativi, nell’ambito di una complessiva politica di ridimensionamento del sistema pubblico in tutti i settori. Se il referendum sull’abolizione del valore legale del titolo di studio voluto dal governo si è dissolto grazie all’opposizione venuta dal mondo dell’istruzione e della ricerca, si porta a compimento lo svuotamento del diritto allo studio con il progressivo aumento della tassazione studentesca e del numero dei corsi a numero chiuso o programmato. Infine, il perdurare del blocco sostanziale delle assunzioni e delle opportunità di carriera rischia di essere aggravato dalla messa in opera di procedure arbitrarie, illogiche e farraginose di abilitazione scientifica nazionale.
Ancora una volta, consapevoli che il Paese e chi opera e studia negli Atenei non possono più tollerare che venga cancellata l’Università pubblica, autonoma, democratica, di qualità e aperta a tutti, torniamo a denunciare il comportamento del ministro Profumo che ha proseguito nell’opera di smantellamento, rifiutando il confronto con l’insieme delle rappresentanze del mondo universitario. E’ sempre più urgente modificare le norme sull’Università per andare in una direzione opposta e contraria a quella finora seguita e che si vorrebbe continuare a perseguire.
Ribadiamo che per questo occorre:
1. Investire con la massima urgenza e in quantità rilevante sulla ricerca (a partire dalla valorizzazione del dottorato) e l’alta formazione per raggiungere almeno il livello della media europea. Prevedere il finanziamento del FFO sulla base di dati certi e oggettivi (es. costo standard per studente).
2. Difendere il valore legale dei titoli di studio, individuando con il mondo universitario politiche capaci di innalzare effettivamente la qualità dell’offerta formativa in tutti gli Atenei. In questa direzione è necessario valorizzare il titolo di dottore di ricerca all’interno e all’esterno dell’Università.
3. Favorire l’accesso in ruolo dei precari prevedendo un reale turn over. Assicurare reali prospettive di carriera al personale già di ruolo. Procedere nell’immediato all’assunzione dei vincitori di concorso.
4. Realizzare un vero diritto allo studio, assicurando a tutti gli studenti idonei la borsa di studio, aumentando e migliorando i servizi (biblioteche, aule, laboratori, ecc.) e le condizioni di vita degli studenti (residenze, mense, ecc.). In direzione opposta vanno invece l’aumento delle tasse, l’introduzione dei prestiti d’onore e di altri strumenti di indebitamento, il progressivo ricorso al numero programmato degli accessi. Riteniamo che si debbano urgentemente ritirare i provvedimenti che prevedono l’aumento della tassazione studentesca e che rischiano di determinare un drammatico calo nelle immatricolazioni proprio nelle fasce sociali più debole ed esposte
5. Ribadire l’importanza di un organo nazionale di piena rappresentanza e di coordinamento del Sistema nazionale delle Università.
6. Rivedere l’attuale governance universitaria: in alternativa ai poteri immensi e antidemocratici del rettore e del CdA, è necessario rafforzare il Senato Accademico, direttamente eletto da tutte le componenti, con responsabilità della programmazione, del coordinamento e del controllo. Va inoltre assicurata la piena autonomia finanziaria e gestionale ai dipartimenti.
7. Introdurre trasparenti meccanismi di reclutamento in ruolo. Garantire l’avanzamento di carriera sulla base di valutazioni individuali nell’ottica di un ruolo unico della docenza, senza distinzioni di diritti e doveri, nel quale comprendere gli attuali ordinari, associati e ricercatori.
8. Prevedere un’unica figura pre-ruolo a tempo determinato, di breve durata e adeguata retribuzione, con reale autonomia di ricerca e il riconoscimento pieno dei diritti.
9. Valorizzare le professionalità del personale tecnico-amministrativo, superare il blocco della contrattazione nazionale e del turn over, investire in aggiornamento e formazione.
Questi cambiamenti vanno realizzati subito per rilanciare il ruolo fondamentale dell’Università per lo sviluppo culturale, sociale ed economico del Paese. L’attuale crisi impone – come in altri Paesi – di puntare/investire sull’Università, invece di utilizzare la crisi stessa come pretesto per la sua demolizione a vantaggio di potentati economici e accademici.
Per ottenere tutto questo facciamo APPELLO a studenti, docenti e personale T.A e all’opinione pubblica affinché sostenga una battaglia che più di ogni altra può portare al superamento di una crisi che altrimenti risulterà irreversibile. Si chiede a tutte le forze politiche e alla società civile un confronto sulle questioni da noi poste anche in vista della prossima scadenza elettorale che si augura possa portare alla costituzione di un Parlamento e di un Governo che non ascoltino soltanto coloro che hanno interesse allo smantellamento dell’Università statale.
documento di approfondimento
Finanziamenti
1. stanziamento STRAORDINARIO pubblico al sistema dell’università e della ricerca, seguito da un aumento progressivo fino a giungere al 3% del Pil ;
2. rivedere la disciplina di bilancio disposta in via sperimentale dal dl. N.49/2012 secondo quanto proposto dalle organizzazioni sindacali, di categoria e studentesche nelle audizioni parlamentari;
3. cancellare totalmente il blocco del turn over per tutto il personale, recuperando tutte le risorse cessate.
Diritto allo studio e tassazione studentesca
1. è prioritario rifinanziare il fondo nazionale così da garantire una borsa a tutti gli aventi diritto, ponendo fine alla figura dello studente “idoneo” senza borsa. Riteniamo sia oggi più che mai necessario finanziare adeguatamente il Fondo integrativo previsto per il 2012 e gli anni a venire; in relazione a quanto disposto dalla 240/2010 e dal dl.49/2012 riteniamo che il fondo per il merito debba essere cancellato;
2. siamo contrari a meccanismi di prestito e di indebitamento degli studenti per finanziare quello che riteniamo debba essere un diritto garantito costituzionalmente. In particolare tali meccanismi di indebitamento sono ancor più dannosi alla luce dei recenti aumenti delle tasse universitarie. È invece urgente intervenire su un profondo ripensamento della contribuzione studentesca che la renda equa e fortemente progressiva;
3. è prioritario cancellare le disposizioni previste dalla spending review e dal d.49 che autorizzano gli aumenti della tassazione regionale sul diritto allo studio e della contribuzione studentesca in deroga al limite del 20% e garantire criteri di progressività nella contribuzione sulla base del reddito;
4. risulta prioritaria l’eliminazione del numero chiuso, uno strumento iniquo di limitazione all’accesso all’Università e che limita la libertà di scelta dello studente nel poter seguire le proprie aspirazioni.
Statuti e governance
1. riteniamo che debba essere rivisto l’impianto complessivo della legge 240/2010. E’ necessario recuperare e ampliare gli spazi di autogoverno e democrazia negli atenei nel quadro della loro piena autonomia e della permanente e costante valutazione delle scelte che essi compiono. In particolare, chiediamo che il consiglio di amministrazione sia rappresentativo e sia eletto da tutte le componenti e si configuri come organo meramente esecutivo e istruttorio del senato accademico. Chiediamo che venga cancellata la disposizione che prevede la nomina di membri esterni all’ateneo nel consiglio di amministrazione;
2. rivedere e valorizzare il CUN attraverso un miglioramento della sua natura elettiva con l’elezione diretta di componenti. Attribuzione al Cun della funzione disciplinare ora attribuita ai singoli atenei. In termini più generali, crediamo sia importante ribadire l’importanza di un organo nazionale di piena rappresentanza e di coordinamento del Sistema nazionale delle Università.
Stato giuridico e pre-ruolo
1. riteniamo sia giunto il momento di ripensare l’attuale stato giuridico della docenza universitaria, riorganizzandolo intorno ad un ruolo unico cui accedere attraverso concorso. Il personale in ruolo ha pari funzioni didattiche, scientifiche e gestionali e di governo dell’ateneo. Gli avanzamenti devono avvenire sulla base di valutazioni individuali;
2. gli attuali ricercatori a esaurimento, i professori di I e II fascia, a domanda, entrano nel ruolo unico;
3. è necessario definire un chiaro percorso pre-ruolo, limitato nel tempo, che recepisca quanto stabilito dalla Carta Europea dei Ricercatori. A tal fine, devono essere cancellate tutte le attuali figure precarie ivi compresi i ricercatori a tempo determinato e gli assegnisti di ricerca;
4. il dottorato – o percorso equivalente – deve diventare un requisito necessario per l’accesso in ruolo;
5. riteniamo opportuno istituire un sistema di borse di studio connesse a programmi di mobilità nazionale e internazionale per i giovani ricercatori.
Reclutamento, retribuzioni e carriere:
1. è necessario recuperare un processo di reclutamento ordinato e ciclico, un reclutamento programmato in ragione delle esigenze scientifiche e didattiche del sistema universitario che permetta il recupero di tutte le risorse resesi disponibili in modo da consentire investimenti sostanziali sul personale, superando totalmente il blocco del turn over;
2. riteniamo quindi necessario dare avvio ad un piano per il reclutamento straordinario per l’accesso nel nuovo ruolo unico della docenza;
3. sbloccare la dinamica retributiva congelata dal precedente governo e prevedere il recupero, al pari di quanto accade per i magistrati, dell’anzianità di servizio.
Anvur e valutazione
1. riteniamo sia necessario rivedere le norme istitutive dell’Anvur e la sua missione per rendere questa agenzia pienamente autonoma dal MIUR, al quale deve rimanere la piena responsabilità politica delle scelte riguardanti il Sistema nazionale delle Università;
2. i principi e i parametri da utilizzare per le valutazioni devono essere proposti dall’Anvur, in accordo con gli obiettivi della programmazione universitaria, coinvolgendo il CUN e le aree disciplinari e scientifiche, e in riferimento alle migliori esperienze internazionali.
Personale tecnico-amministrativo, reclutamento e contrattazione nazionale e decentrata
1. il personale tecnico-amministrativo delle Università sono regolati dal contratto nazionale di lavoro e dagli accordi sulle materie da questo delegate alla contrattazione decentrata di Ateneo (inclusi i contratti integrativi dei lettori/cel). Il blocco totale o parziale dei due livelli di contrattazione, introdotto dalle ultime Leggi di stabilità finanziaria, sta producendo danni incalcolabili alla capacità di funzionamento del sistema ed alle condizioni materiali del personale contrattualizzato del comparto. Danni di analoga entità sono stati prodotti delle cosiddette riforme Brunetta e Gelmini: DLGS 150/09 e Legge 240/10. Le norme contenute in queste leggi devono essere cancellate;
2. è necessario avviare le procedure per il rinnovo del contratto di categoria fermo al biennio 2008-2009;
3. parte rilevante del trattamento economico complessivo del personale sono le risorse del Fondo accessorio, già bloccate alla consistenza del fondo del 2004 e successivamente (L.133/2009) ulteriormente ridotte del 10%. E’ necessario superare al più presto il blocco alle risorse per il fondo accessorio;
4. rivedere radicalmente il meccanismo di valutazione del personale previsto dal DLGS 150/09;
5. valorizzare le professionalità del personale tecnico-amministrativo investendo in aggiornamento e formazione.
Lettori/CEL insegnanti universitari di lingua madre:
1. a fronte del tentativo di licenziamento in corso in diversi Atenei, prioritario è invece il riconoscimento della funzione docente dei Lettori/CEL, compresa la partecipazione agli organismi didattici, e l’attribuzione di un trattamento economico uniforme e rispondente ai pronunciamenti delle sentenze della Corte di Giustizia europea e delle numerose sentenze di Cassazione.
Dottorato di ricerca
1. riteniamo che il dottorato debba essere riformato nella prospettiva del riconoscimento della dottorando come “ricercatore in formazione”, superando l’attuale condizione di ambiguità che ne rende il ruolo più vicino a quello di uno studente post-laurea;
2. ai dottorandi devono conseguentemente essere riconosciuti i diritti legati al proprio percorso di studio e formazione (mobilità, supervisione, qualità dell’offerta formativa, accesso alle strutture didattiche dell’Ateneo, …) e, allo stesso tempo, i diritti legati al proprio lavoro di ricerca (riconoscimento economico dei lavori a cui si prende parte, sicurezza delle attività di ricerca, diritti di malattia e maternità, …);
3. deve essere cancellata la figura del dottorando senza borsa;
4. è necessario valorizzare il titolo di dottore di ricerca anche al di fuori del percorso universitario, dando attuazione all’articolo 4, comma 7, della legge 3 luglio 1998, n. 210, sulla valutabilità dei titoli di dottorato di ricerca ai fini dell’ammissione a concorsi pubblici per attività di ricerca non universitaria; e all’articolo 17, comma 111, della legge n. 127 del 1997 che prevede che le norme per l’accesso alla pubblica amministrazione vengano integrate dal riconoscimento delle professionalità prodotte dal dottorato di ricerca.