Ancora una volta nella sua bimillenaria storia la Chiesa ha fatto risuonare nel mondo intero una tradizionale consuetudine che la caratterizza da molti secoli, e che seppur plurisecolare ogni volta lascia il mondo in attesa, e in curiosa osservazione. Mi riferisco agli eventi connessi alla Sede Vacante ed al seguente Conclave da cui è uscito il nuovo Papa Francesco che il 19 marzo 2013 ha solennemente cominciato il suo ministero petrino al servizio della Chiesa di Roma e della Chiesa universale.
Trovo molto singolare il fatto che il nuovo Papa abbia ufficialmente iniziato il sua alto Ministero il giorno 19 marzo, memoria liturgica di S. Giuseppe; infatti Giuseppe è il nome di battesimo del Papa Emerito (Benedetto XVI, Joseph Ratzinger) ed a S. Giuseppe il nuovo Papa è particolarmente legato e devoto, tanto che nel suo stemma papale è presente il fiore di nardo che indica San Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, San Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano; sembra quasi che, ancora una volta, la Provvidenza indichi la strada della continuità nel rinnovamento, il nuovo Papa che inizia il suo ministero nel giorno del ricordo onomastico del suo predecessore.
Non voglio soffermarmi sulle vicende delle dimissioni di Benedetto XVI, della situazione della Chiesa –o meglio della Curia romana- né sperticarmi in analisi sul conclave. Le vicende della Chiesa, ma mai si impara in questo senso, non possono e non devono esser analizzate ed interpretate con i soli occhi umani ed immanenti, mondani e “politici”. La caratteristica delle Chiesa è che il suo fondamento è trascendente e spirituale, al di là di ogni decadimento che essa in quanto istituzione fatta di uomini possa dimostrare. La Chiesa, fatta di uomini peccatori e per questa essa stessa peccatrice, è nella sua essenza eterna e trascendente perché il suo fondamento è nel Cristo che così l’ha voluta, l’ha costituita, e la guida e governa. La memoria umana non va oltre gli ottanta, forse cento anni ed oggi con le nuove tecnologie radio-televisive e telematiche la memoria visiva ed uditiva sarà conservata per secoli; ma la Chiesa è l’Istituzione che è viva da quando il suo fondatore, un umile figlio di falegname, l’ha costituita e fondata affidandola ad un pescatore.
Duemila anni circa di storia, di Fede, di devozione, di umanità e di santità. La Chiesa, quest’organismo che prima di essere fatto di dicasteri, congregazioni, segreterie, svolazzanti talari paonazze o purpuree è un organismo vivente: Chiesa che è al tempo stesso, l’opulenza dell’istituzione e la spiritualità dei monaci, la potenza del braccio politico e la forza dell’assistenza agli ultimi. La Chiesa, quindi, è un organismo composto di più membra tutte insieme conformi al disegno della Salvezza e noi uomini non possiamo permetterci di giudicare un evento in base alla contingenza del momento: è molto inutile contrapporre e confrontare pontefici, pontificati, uomini.
Chi è Papa,è prima uomo, come Cristo è stato vero uomo e dunque ogni uomo, pur nella sua dimensione spirituale, ha le sue proprie caratteristiche umane.
Il Santo Padre Francesco ha un carattere estroverso ed umano, profondamente toccato ed imbevuto di Spirito Santo; ma il suo predecessore, Benedetto XVI, non da meno ero invaso dello stesso Spirito Santo che gli ha conferito la forza intellettuale e spirituale idonea a guidare e rafforza in dottrina la Chiesa. La Chiesa che l’immagine della barca tratteggia nel migliore dei modi. Questa barca, immersa nel mare il più delle volte agitato, al cui timone vi è Pietro, ma che è guidata e sorretta, anche nelle più grandi tempeste, da Colui che l’ha voluta così com’è Santa e Peccatrice. Miserando atque eligendo è il motto dello stemma di Papa Francesco I che è tratto dalle Omelie di San Beda il Venerabile, sacerdote (Om. 21; CCL 122, 149-151), il quale, commentando l’episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrive: “Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me” (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi). Esso è un omaggio alla misericordia divina ed è riprodotta nella Liturgia delle Ore della festa di San Matteo.
Guardare con amore e scegliere, questo è il programma di Pontificato, usare misericordia e scegliere. Ognuno di noi, nella peculiarità del proprio carisma, deve dedicarsi anche alla vita della Chiesa (laici,consacrati,sacerdoti,vescovi) e deve esser sempre nel duplice atteggiamento di misericordia, dunque perdono, e di scegliere e dunque agire. Ognuno di noi ha bisogno della misericordia di Dio come ognuno di noi deve agire per esser, realmente, uno strumento della volontà di Dio per i fratelli.
Il Nuovo Papa da subito ha dato dei segni importanti che definirei caratterizzanti il proprio modo d’intendere il ministero petrino.
Mi piace soffermarmi su due momenti seguenti la proclamazione della sua elezione. Le prime parole del S. Padre sono state incentrate sulla valenza episcopale del ruolo del Papa, egli infatti parla di Vescovo di Roma e di Diocesi di Roma, che presiede tutte le altre chiese nella carità: dunque Papa Francesco, con una sottilissima teologia, rafferma e rafforza il ruolo pastorale del Vescovo di Roma che, in quanto tale è automaticamente Pastore della Chiesa universale. Il Papa, dunque, sottolinea il carattere della collegialità contrapponendolo alla centralità di cui la Curia romana è stato spesso tacciata (nelle Congregazioni pre-conclave, si è molto dibattuto e parlato del ruolo della Curia romana con gli episcopati nel mondo, e della riforma della Curia stessa).
Altro tratto saliente, credo realmente inedito nella storia, è l’inizio la preghiera delle orazioni care alla devozione ed alla tradizione cattolica e cioè il Padre Nostro, l’Ave Maria ed il Gloria al Padre; il Papa inizia pregando, recitando non già preghiere altisonanti e difficili, ma preghiere semplici ed essenziali che comprendono tutta la Teologia Cattolica. Un inizio orante, che caratterizza questo nuovo Pontificato.
Papa Francesco poggia su fondamenta solide: la sostanza teologica e dottrinale lasciatagli dal suo predecessore e l’entusiasmo profetico di Giovanni Paolo II. Egli che è un Pastore, un uomo che ben conosce la vita del mondo e del mondo in difficoltà soprattutto, porterà nella Chiesa quella ventata di Spirito Santo che la rafforzerà dal profondo e che la rinnoverà anche nell’aspetto istituzionale. Lo stesso card. Bergoglio, nelle congregazioni pre-conclave, in uno dei suoi timidi e sobri interventi ha ricordato agli altri Cardinali che l’unica sfida della Chiesa, soprattutto attuale, è l’annuncio del Vangelo.
Annunciare il Vangelo con semplicità a tutti, testimoniarlo con limpidezza, e viverlo con decisione: queste tre affermazioni hanno, sicuramente, dato poi mano libera ai Cardinali di agire veramente secondo il soffio dello Spirito Santo.
La fame di credere in qualcosa, testimoniata dallo spuntare di sette d’ogni tipo, la fame di credere nell’immanente tradita da una decadenza totale dei sistemi capitalistici e consumistici, come anche la totale inumanità dei sistemi comunisti, stanno ricordando all’uomo che la Verità non è nell’immanente, ma nel Trascendente e senza una dimensione spirituale l’uomo è un contenitore vuoto e sordo. Come la Chiesa potrebbe una ONG pietosa senza Cristo (citando Papa Francesco), così l’uomo senza Cristo è destinato ad esser un vuoto e sordo strumento.
Che il nuovo Papa, sostenuto dalla preghiera del suo predecessore, possa guidare la barca di Pietro seguendo la rotta che il Cristo le ha dato due millenni orsono.
Prof. Cav. Ciro romano