Napoli, 5 Novembre 2009. In un articolo apparso nel 2004 sulla rivista di studio dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, parlavo dell’Europa e del momento medievale come fondativo del processo identitario continentale . In quest’articolo individuavo alcuni punti fondamentali significativi, per me, al fine della costruzione del processo culturale, che ha creato l’Europa come spazio storico-politico differente da altri ‘spazi’.
Conclusione di quell’articolo era che l’Europa è tale grazie all’apporto innegabile che il Cristianesimo e la Chiesa Cattolica hanno portato alle popolazioni europee orfane di autorità politiche definite, e alla mercé di truppe militari sciamanti su tutto il continente . Senza la Chiesa il Diritto Romano non l’avremmo conosciuto, il Latino, le opere classiche; per non parlare dell’opere architettoniche ed artistiche. Le riflessioni, di quell’articolo, però erano sul carattere culturale e sull’importante ruolo attivo del Cristianesimo.
Oggi, però, la decadente società contemporanea ha dato un altro colpo. Una sentenza di una Corte extrastatale che detta legge ad uno Stato Sovrano, in una materia che non è comunitaria e con delle giustificazioni rifacentesi ai ‘diritti umani’ e al rispetto della pluralità di confessioni e di culto; sentenza per cui l’Italia è fuori legge in quanto espone nei luoghi pubblici il Crocifisso, simbolo religioso, che può creare disorientamento a chi non è di quell’orientamento religioso.
Non mi permetto di fare riflessioni giuridiche sulla sentenza, sulla competenza della Corte né tantomeno sull’effettiva necessità di tale atto. Nulla da eccepire riguardo alla Corte in oggetto ed agli altissimi principi ai quali essa si è richiamata.
“Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana che ha sparso per il mondo l’idea dell’eguaglianza tra gli uomini fino allora assente”. A scrivere queste parole, il 22 marzo 1988, era Natalia Ginzburg sulle pagine de l’Unità il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, allora organo del Partito comunista italiano.
In effetti la sentenza della Corte di Strasburgo, con l’intento di voler tutelare i diritti dell’uomo, finisce per mettere in discussione le radici sulle quali quegli stessi diritti si fondano, disconoscendo l’importanza del ruolo della religione – e in particolare del cristianesimo – nella costruzione dell’identità europea e nell’affermazione della centralità dell’uomo nella società. Sotto altro profilo, la decisione dei giudici di Strasburgo sembra ispirata a un’idea di laicità dello Stato che porta a emarginare il contributo della religione alla vita pubblica. Si potrebbe così prefigurare un futuro non tanto lontano fatto di ambienti pubblici privi di qualunque riferimento religioso e culturale nel timore di offendere l’altrui sensibilità. Il pluralismo e la società democratica devono sicuramente essere aperti a tutti valori e non disconoscerli. Quindi non si può in nessun modo, in nome dell’eguaglianza, giungere a una eliminazione di un valore; al massimo si è sentito ipotizzare una sorta di aggiunta di altri valori purché non offensivi dei costumi e della sicurezza di tutti. Né può essere ammessa la pretesa di soppressione di un valore tradizionalmente accettato in un determinato popolo, con l’effetto di mortificare una coscienza largamente maggioritaria.
Inoltre, il principio di laicità – immedesimato nei principi fondamentali della nostra Carta e come tali non derogabili da nessuna convenzione internazionale – non comporta un agnosticismo, una estraneità, un’ostilità o un disvalore rispetto alla religione o ai sentimenti religiosi (ateismo compreso); ma al contrario è basato su una concezione positiva dei sentimenti religiosi, quali essi siano, e su una apertura verso il radicamento dei valori.
Sembrerebbe quasi che ci sia un sopravvento di una visione parziale e ideologica. Risulta ignorato o trascurato il molteplice significato del crocifisso, che non è solo simbolo religioso ma anche segno culturale; non si tiene conto del fatto che, in realtà, nell’esperienza italiana l’esposizione del Crocifisso nei luoghi pubblici è in linea con il riconoscimento dei principi del cattolicesimo come ‘parte del patrimonio storico del popolo italiano’, ribadito dal Concordato del 1984. E’ molto rischioso separare artificiosamente l’identità nazionale dalle sue matrici spirituali e culturali, mentre non è certo espressione di laicità, ma sua degenerazione in laicismo , l’ostilità a ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione; alla presenza, in particolare, di ogni simbolo religioso nelle istituzioni pubbliche.
Ad un’attenta analisi, inoltre, il crocifisso è un segno che non discrimina ma unisce, non offende ma educa: fuori dalle chiese, in un ufficio pubblico come può essere una scuola, il crocifisso resta un riferimento alla fede per i cristiani, ma per credenti e non credenti la sua esposizione sarà giustificata e assumerà un significato non discriminatorio sotto il profilo religioso, se esso è in grado di rappresentare e di richiamare in forma sintetica immediatamente percepibile e intuibile (al pari d’ogni simbolo) valori civilmente rilevanti, e segnatamente quei valori che soggiacciono e ispirano il nostro ordine costituzionale, fondamento del nostro convivere civile. Ovvero tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, affermazione dei suoi diritti, riguardo alla sua libertà, autonomia della coscienza morale nei confronti dell’autorità, solidarietà umana, rifiuto di ogni discriminazione. Valori che hanno impregnato di sé tradizioni, modo di vivere, cultura del popolo italiano. In questo senso il crocifisso potrà svolgere, anche in un orizzonte “laico” diverso da quello religioso che gli è proprio, una funzione simbolica altamente educativa, a prescindere dalla religione professata dagli alunni.
A mio modestissimo avviso, inoltre, una sentenza del genere è offensiva verso la memoria di tanti uomini morti per la Croce, e di tanti Cristiani che tutt’oggi muoiono per la Fede nel Cristo Salvatore in tante parti del mondo.
In realtà, non è nella negazione, bensì nell’accoglienza e nel rispetto delle diverse identità che si difende l’idea di laicità dello Stato e si favorisce l’integrazione tra le varie culture. La Cultura cristiana,cattolica europea non è seconda a nessun’altra cultura, ed è ingiustificabile e ottuso vergognarsene e, di conseguenza, tentarne la negazione.
Il crocifisso rappresenta tutti perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi; ma è pure vero che il credente deve sempre aver in mente le parole del Cristo Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli . Egli, il Cristo, aveva previsto tutto ciò, oltre ai martiri, alle persecuzioni, alle angherie d’ogni genere, anche gl’insulti per il solo esser cristiani. Ma di nulla deve preoccuparsi il Credente. Chi crede, davvero e non solo per forma, in Cristo ha la vita eterna. Ed è una certezza.
Nob. Cav. Prof. Ciro Romano,
Delegato Regionale Cavalieri di Malta ad honorem